Indice della letteratura comunista
Introduzione
Scoprire la verità attraverso la pratica,
e mediante la pratica confermare e sviluppare la verità.
Mao, Sulla pratica
Cristoforo Colombo navigò verso le Indie. Approdò invece in
America. Era partito come tanti altri allora partivano, alla ricerca di oro,
ricchezza e nuove terre, contando di fare meglio degli altri. Egli non si rese
conto che aveva scoperto l'America né subito né poi. Le conclusioni del cammino
che egli aveva aperto le tirarono altri.
Quante altre volte nella storia umana le cose sono andate
così?
Molte.
Molti hanno fatto grandi scoperte senza rendersi conto di
quello che avevano tra le mani. Certe volte le scoperte sono andate perse.
Altre volte altri ne hanno capito il valore e hanno sviluppato le potenzialità
che la cosa aveva in sé.
Questo conferma
l'importanza ed i limiti del ruolo della personalità e degli individui nello
sviluppo degli uomini.
Senza il fervore di avide e disperate ricerche di ricchezza
che, per motivi interni alla loro storia, animava in quegli anni le società
dell'Europa Occidentale, il viaggio di Colombo e della sua piccola ciurma,
anche se l'avessero egualmente compiuto, sarebbe rimasto un evento isolato e
senza conseguenze, come rimasero i viaggi di tutti quelli che prima di loro
erano approdati sulla terra al di là dell'oceano.
Sarà questa anche la sorte della scoperta fatta dalle bande?
Molti dei maggiori condottieri si sono già rassegnati ad un
mediocre destino. Più o meno convinti, essi seguono la sorte di Cristoforo
Colombo, sballonzolati tra premi e castighi, tra speranze di nuove carriere
alla corte del re (scusate, della DC e del PSI) e dure storie di umiliazioni e
di galera.
Altrove, oramai senza di loro e indipendentemente da loro,
si decide se la scoperta che essi hanno fatto, segnerà o nò l'inizio di una
svolta nella lotta tra le classi nel nostro paese, se il patrimonio di
esperienze accumulato dalle bande e dal proletariato sotto la loro direzione
sarà sparso al vento e perso o usato per aprire definitivamente un nuovo
vittorioso cammino.
Questo è deciso innanzitutto da decine di membri delle bande
e di rivoluzionari che, nelle galere e nella clandestinità, non solo non hanno
abiurato, ma tendono tutte le loro energie per portare avanti l'opera iniziata.
E' deciso da centinaia di nuovi compagni che si mettono oggi
nella lotta politica rivoluzionaria: i "signori nessuno" come li
chiamano i giornalisti borghesi, credendo con ciò di sminuire il ruolo della
loro attività e dando invece degli avvenimenti l'interpretazione più
lusinghiera e favorevole per le bande. Perchè la forza di una linea politica,
il pegno della sua vittoria stanno proprio nella capacità di reincarnarsi
continuamente in uomini nuovi. Questo rende vani i successi polizieschi e la
collaborazione dei delatori. Persino in questo momento di debolezza e di
disorientamento, di diffidenza e di delazione, per ogni compagno arrestato,
altri ne sorgono di nuovi. Questo dimostra che la forza propulsiva che fermenta
nelle classi oppresse è incontenibile, perchè ogni nuovo "signor
nessuno", anche se neanche lui lo sa, è frutto non solo di un impegno e
uno sforzo individuali, ma anche delle spinte e degli stimoli che in quella
direzione gli hanno dato, generalmente senza rendersene conto, le migliaia di
persone di cui è fatta la sua esperienza. Se è questo che vogliono dire i
signori della stampa borghese, niente di più funesto potevano proferire per la
loro classe. Il sangue dei martiri è seme di cristiani: si disse in altra epoca
ed era già chiaro chi avrebbe vinto.
E' deciso da milioni di proletari che le vicende della vita
economica, politica e culturale delle società imperialiste, in questi e nei
prossimi anni, costringono ad abbandonare sempre più una vita modesta ma
tranquilla e incomparabilmente migliore di quella vissuta dalla generazione
precedente; da milioni di proletari a cui i comunisti indicano la strada e che
dai comunisti sono rafforzati nella ribellione ed educati alla rivoluzione.
E' deciso in fondo da milioni di uomini di ogni parte del
mondo che contribuiscono in mille differenti modi, spesso inconsapevolmente, a
determinare la strada che prenderà la lotta tra le classi in ogni paese.
Questo opuscolo è scritto da compagni consapevoli della
posta in gioco ed è dedicato ai compagni del movimento rivoluzionario, con
l'obiettivo di contribuire a chiarire alcuni problemi intricati ricevuti in
eredità dai protagonisti delle lotte degli anni passati, per liberare tutte le
potenzialità creative che quelle lotte hanno messo in luce.
Una linea rivoluzionaria non si costruisce come teoria a
tavolino, come si fa con un bilancio del passato e con un libro di storia. Si
costruisce verificando man mano praticamente i passaggi. E' come un lavoro di
ricerca sperimentale in cui non si potrebbe andare oltre la prima formulazione
di una ipotesi generale, certo non arbitraria ma fondata su tutta l'esperienza
già esistente, se l'ipotesi non potesse poi essere verificata e precisata dagli
esperimenti.
Noi siamo consapevoli che la trattazione di molti degli
argomenti che affrontiamo risente dei limiti della nostra esperienza. Ma il
nostro obiettivo è dar vita a un processo che ci permetta di valorizzare
l'esperienza di tutti i compagni per procedere sulla nostra strada. La nostra è
una proposta di temi, una prima formulazione e un invito a tutti i compagni del
movimento rivoluzionario, in primo luogo a quelli dei gruppi organizzati, ad
impegnarsi in un'impresa comune costruendo gli strumenti collettivi necessari
al suo compimento.
Precisiamo subito che con l'espressione «movimento
rivoluzionario» non intendiamo il
movimento delle classi e delle società che rivoluzionano il loro modo d'essere.
Intendiamo invece l'insieme degli individui e degli organismi che si pongono il
compito della rivoluzione socialista. Facciamo questa precisazione dato lo
stadio di confusione e di dispersione da cui partiamo. Questa ci sembra
l'espressione, tratta dal gergo del passato, più adatta a descrivere questa
realtà prodotta dal passato e in cui fermenta il futuro.
Chi sono questi individui e organismi?
Essi sono tutti coloro che lavorano coerentemente alla causa
della rivoluzione socialista, pongono l'assolvimento di questo compito come
attività propria e, nel corso delle lotte attraverso cui passa il
raggiungimento dell'obiettivo, svolgono un ruolo tale che li mantiene nel campo
della rivoluzione.
Il confine del movimento rivoluzionario, così inteso, è
posto da ogni organismo come risultato di una analisi del movimento della
società e dei problemi da risolvere nella fase (delle discriminanti della
fase). Quindi può succedere che un organismo sbagli a tracciare il confine del
movimento rivoluzionario. E' uno dei rischi che corriamo e cercheremo di
evitarlo con l'osservazione, lo studio, la verifica e l'autocritica.
Noi consideriamo che oggi siano interni al movimento
rivoluzionario quelli che ritengono la lotta condotta dalle bande negli anni 70
una lotta principalmente positiva e che si pongono il compito di comprendere,
salvaguardare, applicare, usare, valorizzare e sviluppare gli insegnamenti e i
risultati pratici di quella lotta.
***
Le bande hanno messo in luce il ruolo della lotta armata
come componente della lotta del proletariato per il potere nella fase di
accumulazione delle forze, nelle condizioni delle società imperialiste. La
«propaganda armata», l'attività delle organizzazioni combattenti e in primo
luogo delle bande negli anni 70, è stata la chiave che ha aperto la strada e
messo in luce la via.
La reazione di rigetto assoluto, di antagonismo e di
incompatibilità assoluta delle società imperialiste nei loro confronti è stata
la verifica del successo dell'opera delle bande e della vittoria della loro
attività nella fase detta della «propaganda armata»
(1).
Le bande hanno operato una svolta innovativa in una pratica
del movimento comunista dei paesi imperialisti oramai sancita da una lunga
tradizione storica. In questa pratica gli obiettivi in campo politico erano
l'allargamento e il completamento della democrazia borghese (e, dove
sopravvivevano, l'eliminazione definitiva dei residui feudali), mentre ci si
preparava a prendere il potere quando lo stato borghese fosse arrivato al collasso.
Proprio perchè questa pratica aveva raggiunto i limiti delle sue potenzialità,
aveva dato tutto quello che poteva dare, finchè si restava nel suo alveo era
inevitabile il trionfo del revisionismo moderno. Sul suo terreno erano
inefficaci tutti gli sforzi per resistere al revisionismo e alla collaborazione
di classe (per quanto generosi, sinceri e autorevoli essi fossero: come per es.
quelli di Secchia). Non è per azzardo che in tutti i partiti comunisti dei paesi imperialisti, il revisionismo moderno ha vinto senza traumi
e fratture rilevanti politicamente.
Le bande hanno innovato in questa tradizione. Questo
rappresenta il nocciolo della loro esperienza. Questo ne ha fatto un'esperienza
rivelatrice di grandi inesplorate potenzialità.
Prepotentemente, di un sol colpo hanno sgomberato il campo
da quell'atmosfera gelatinosa e vischiosa che sembrava inglobare tutto e tutti,
capace di riassorbire ogni contraddizione, di smussare ogni contrasto, di far
impazzire con mille perchè e mille percome chi non accettava le verità di
regime, di ridurre a caso singolo per poi
eliminarlo chi non si lasciava assorbire, di terrorizzare sapientemente
dove gli altri mezzi fallivano. Esse hanno gettato il caos in una classe dominante
abituata da anni a muoversi con la indulgenza, la condiscendenza e la sicurezza
di chi conduce il gioco, ha il coltello dalla parte del manico e qualche arma
sempre di riserva. Esse hanno usato le contraddizioni di una classe abituata da
anni ad avere di fronte solo proteste e richieste e ne hanno scombussolato
piani e idee.
Scompostamente e prepotentemente hanno imposto il fatto che
la rivoluzione proletaria è anche un fatto d'armi, di guerra, che al socialismo
si arriva solo combattendo. E questo non come cosa detta (questo lo era già),
ma come cosa che nella società imperialista si costruisce giorno dopo giorno
sviluppando la guerra contro la classe dominante.
E' stata una scoperta semplice e sconvolgente insieme, come
l'uovo di Colombo.
***
La ricerca della nuova via per le Indie
Le bande non sono arrivate a questa scoperta per intuizione
geniale. Esse sono state il risultato più alto di un movimento di massa che, a
mille livelli diversi di spontaneità, determinazione, coscienza, coerenza,
coinvolgeva centinaia di migliaia di persone. Sono state il prodotto più alto,
estremo, delle lotte di quegli anni, lotte che esplorarono gli estremi limiti,
le possibilità estreme della democrazia borghese, del progetto di società del
benessere (lavoro, casa, istruzione, diritto di iniziativa politica e
sindacate, ecc. per tutti) che la borghesia sbandierava da più di vent'anni.
Il risultato più alto di quest'esplorazione fu la
ribellione, la rivolta, il rivolgimento armato, la negazione di tutto il
progetto di società del benessere della cui esasperazione ed estremizzazione
l'esplorazione era il prodotto. Per questo le bande riuscirono ad affermarsi
nonostante i loro limiti: come Colombo potè andare in America perchè tutti
cercavano la via più breve e più sicura per le Indie. Ma in questo vi erano
anche i limiti delle bande. Cosi come erano e senza trasformarsi, potevano
continuare a vivere finchè nella classe dominante perdurava la contraddizione
da cui avevano tratto origine. Non vivevano ancora di forza propria, ma della
debolezza dell'avversario. Data la
concezione del mondo, il patrimonio teorico e la consistenza umana che venivano
loro dal contesto sociale da cui erano sorte, le bande hanno potuto rompere i
vecchi equilibri, il vecchio progetto, ma non hanno potuto portare avanti il
risultato, svilupparlo. Da quel contesto sociale potevano trarre elementi
sufficienti per rompere il vecchio, ma non per costruire il nuovo.
***
Le possibilità offerte dalla scoperta
Il lavoro degli anni presenti sta nel risolvere questa
contraddizione. Questo rappresenta il compito della ripresa. La ripresa non sta
nel ricominciare a fare il già fatto. Il compito che l'inizio dell'attività
delle bande doveva svolgere nella società imperialista è già assolto. E'
impossibile rifare oggi quel che si faceva ieri; tentare di rifarlo è un errore
e una dispersione di energie. E questo non, come alcuni hanno detto, perchè
porterebbe agli stessi risultati (le sconfitte e gli sbandamenti dei primi anni
80).
Il principale risultato dell'attività di allora, del nostro
inizio, non furono le sconfitte e lo sbandamento. Il risultato principale della
nostra azione di allora fu dare espressione politica alla fine del progetto di
società del benessere, fu la creazione nella società imperialista di un centro
della lotta politica del proletariato contro la borghesia, fu costruire
l'anello di transizione tra la fase dell'attività rivendicativa delle masse
nell'ambito della crescita economica e la fase della lotta per il potere nel
contesto della crisi economica delle società imperialiste. Ma, appunto, questo
risultato è già stato raggiunto. Rifare oggi quello che si faceva allora vuol
dire fare un'azione senza più lo scopo di quell'azione, senza che esista più
l'oggetto sulla quale essa si esercitava.
Oggi il nostro compito è partire da dove siamo arrivati per
andare oltre. Fare il salto a partito è l'obiettivo che tanti hanno invocato,
il cui bisogno e la cui urgenza tanti hanno avvertito.
Quindi i compiti di oggi sono l'impianto teorico, la
comprensione scientifica del movimento economico e politico della società, la
linea politica, il programma di trasformazione di questa società, le linee
particolari necessarie per far agire ad un livello più alto ciò che negli anni
passati abbiamo scoperto muovendoci a tentoni, d'istinto, sull'onda
dell'entusiasmo e degli stimoli che ci venivano da tutta una classe in
fermento. Il nostro compito di oggi sta nel far sì che quanto abbiamo scoperto
venga compreso a fondo, diventi solido patrimonio teorico e si materializzi in
uomini e organismi, verifichi e confermi la sua giustezza nella pratica, si dia
le sue forme concrete di espressione nell'attività di un organismo articolato
nelle sue varie strutture, nei suoi militanti, nei suoi simpatizzanti, giù giù
fino alle masse da cui è quotidianamente alimentato.
Il problema non sta nel fatto che ieri ci siamo mossi a
tastoni. Non avremmo potuto fare diversamente e questo ci ha insegnato grandi
cose. Il problema ora è mettere a frutto quegli insegnamenti.
Questo è il compito di oggi.
Oggi la fedeltà alla causa del comunismo non è solo non
abiurare, non vendersi, ma è soprattutto lavorare tenacemente, dedicare tutte
le nostre energie per portare avanti la nostra opera.
Oggi sta a noi risolvere i problemi posti dai nuovi compiti,
dal terreno più favorevole, dall'esperienza accumulata, dalla porta che è stata
aperta.
Il nostro obiettivo è la costituzione in partito degli
organismi e degli individui che compongono il movimento rivoluzionario.
La parola d'ordine che riassume i nostri compiti immediati
di fronte a questo obiettivo è la lotta all'idealismo, al soggettivismo, al
militarismo, al movimentismo nell'ambito del movimento rivoluzionario.
***
In questi ultimi anni, in quegli organismi e tra quei
compagni che costituiscono oggi il
movimento rivoluzionario, si è parlato molto di lotta all'idealismo, al
soggettivismo, al militarismo e al movimentismo. Ma per ora il cammino fatto
nella loro liquidazione è inversamente proporzionale al parlare fatto.
Possiamo dire, senza esagerare, che nelle analisi della
situazione e nel modo in cui si cerca una risposta alla domanda del momento:
«che fare?», «che via prendere?» si ritrovano ancora oggi gli stessi errori che
si riscontravano nelle azioni e nei piani di ieri.
Oggi a noi non interessa lanciare un ulteriore appello alla
lotta contro l'idealismo, il soggettivismo, il militarismo e il movimentismo.
Ma ci interessa affrontare, basandoci sull'esperienza e richiamandoci
all'esperienza dei nostri lettori, quei problemi che più o meno confusamente
vengono posti e comunque vengono fuori ogni volta che si discute sul da farsi.
Dapprima vogliamo separare con cura i vari problemi, per quanto possibile analizzandoli uno per uno, per arrivare
infine ad una sintesi che ci consenta di dare alla domanda una risposta basata
sul movimento reale delle cose.
Perchè, e questa è una prima discriminante tra noi e gli
idealisti, per rispondere al «che fare?», «che via prendere?» non sono
importanti i nostri pensieri e i nostri desideri, ma le tendenze reali presenti
nel movimento oggettivo, economico e politico, della società. E' infatti questo
movimento oggettivo della società che determina sia il movimento delle grandi
masse sia le vie percorribili. Solo se il nostro pensiero è un riflesso fedele
delle tendenze reali e dunque è una giusta guida nell'azione, esso diventa una
forza; al contrario, se ci dà un'immagine falsata dalla realtà, esso risulta
essere un ulteriore ostacolo.